A 20 anni dall’avvio della pionieristica strategia di riduzione delle emissioni di CO2, Azimut presenta risultati concreti e nuovi traguardi. Una rotta validata dalla comunità scientifica e illuminata da un impegno costante: implementare le migliori tecnologie disponibili per fare sempre la differenza a partire dall’oggi. E dalle novità di domani: Seadeck 9 e Grande 30M.
Azimut, leader nel design e nella produzione di yacht simbolo dell’incontro tra tecnologia e bellezza, inaugura l’anno nautico e il 45° Cannes Yachting Festival con una conferenza stampa dedicata alla rotta tracciata per abbattere l’impatto ambientale riducendo le emissioni di CO2. Il Cantiere ha presentato alla platea i risultati raggiunti, certificati da un panel scientifico indipendente, e i nuovi traguardi da perseguire con interventi concreti e partner insieme a cui guidare il settore verso una progressiva decarbonizzazione: il Politecnico di Torino, Eni Sustainable Mobility, Lloyd’s Register e Superyacht Eco Association, organizzazione senza scopo di lucro creata dallo Yacht Club de Monaco e Credit Suisse.
Pietre miliari nella green route del Cantiere – che oggi già vanta la prima fuel cell testata a bordo, il primo yacht ibrido e una flotta di Low Emission Yachts che emettono fino al 30% di CO2 in meno rispetto a barche comparabili in linea d’asse – i nuovi modelli svelati in anteprima al pubblico della conferenza: Seadeck 9 e Grande 30M.
Da oltre 20 anni l’approccio di Azimut al tema della riduzione delle emissioni si fonda sulla costante attività di ricerca e sugli investimenti dedicati a sviluppare le migliori tecnologie disponibili per fare le differenza anche a partire dal breve termine: «Non ci limitiamo ad aspettare le soluzioni del futuro, ma combiniamo la ricerca orientata al domani con le risposte concrete di oggi, avvalorando la nostra ricerca con i migliori enti scientifici e di certificazione» spiega Giovanna Vitelli, Presidente del Gruppo Azimut|Benetti.
Un approccio che oggi coinvolge anche la ricerca di alternative concrete ai carburanti di origine fossile, attività condotta dall’R&D del Gruppo attraverso scouting e testing di una gamma di soluzioni che si estende dal biodiesel alle prospettive dei carburanti sintetici. Il desiderio di valutare con metodo scientifico e obiettivo quale soluzione possa essere immediatamente applicabile ed efficace, ha spinto il Cantiere a rivolgersi al Dipartimento Energia del Politecnico di Torino e al professor Massimo Santarelli, docente di Advanced Energy Systems presso l’ateneo piemontese e il KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma.
Lo studio del Politecnico di Torino
Il Politecnico, forte dell’esperienza maturata nei settori dell’automotive e dell’aviazione, ha così condotto uno studio indipendente ed esteso sui combustibili alternativi per l’industria della nautica da diporto.
Lo studio analizza biodiesel HVO, metanolo e idrogeno confrontandone efficienza, sicurezza, disponibilità e costi in un orizzonte di breve e medio termine. I risultati, esposti dal professor Santarelli, hanno messo in evidenza i vantaggi del biodiesel rispetto a metanolo e idrogeno: il metanolo verde o sintetico, la tipologia efficace nella riduzione delle emissioni di CO2, si configura come un’opzione non attuabile nel breve termine per le criticità legate a produzione e distribuzione, ma può essere una soluzione promettente in un orizzonte temporale più distante. Il metanolo grigio, invece, ha un footprint riferito al ciclo di vita più alto rispetto al gasolio tradizionale. L’idrogeno rappresenta un’alternativa lontana per via delle complessità nello stoccaggio e nella gestione sicura a bordo: «Oggi il biodiesel è l’unica alternativa a breve termine al combustibile di origine fossile, e nel presente la più efficace per fornire un contributo alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto», chiarisce il professor Santarelli.
Il biodiesel HVO, infatti, è la soluzione al momento più matura e di immediata applicazione pratica: l’adozione, infatti, non richiede importanti modifiche al sistema di stoccaggio e propulsione. Un risultato che ha portato l’R&D del Gruppo a decidere di proseguire nella sperimentazione di tutte le opzioni concretamente futuribili e a confermare la strada delineata già venti anni fa combinando l’uso di propulsioni diesel-elettriche o ibride con l’architettura navale più avanzata della categoria, quella dei Low Emission Yachts di Azimut – fibra di carbonio, carene e propulsioni ad alta efficienza – e il miglior combustibile alternativo. La soluzione per abbattere le emissioni di CO2 a partire da oggi.
Il Gruppo Azimut|Benetti & Eni Sustainable Mobility
Lo studio del Politecnico di Torino conferma la strada intrapresa dal Gruppo nell’avviare la prima partnership di un’azienda del settore con Eni Sustainable Mobility, la società di Eni dedicata ad accelerare il percorso verso la neutralità carbonica della mobilità. L’accordo, annunciato nel mese di giugno 2023, prevede di sostituire il carburante utilizzato per prove mare, test tecnici e trasferimenti di prototipi e barche di nuova produzione – circa 700.000 litri in totale in un anno – con HVOlution, il biocarburante da materie prime rinnovabili* prodotto nelle bioraffinerie della società, che permettere di abbattere le emissioni di CO2 fino al 90% rispetto al mix fossile di riferimento, a seconda delle materie prime utilizzate per la sua produzione**.
L’R&D del Gruppo Azimut|Benetti è stato il primo a testare in modo estensivo il biocarburante HVOlution per l’uso nel settore nautico. Azimut, infatti, oltre che in specifici test di laboratorio ha impiegato il biocarburante HVO sul nuovo Magellano 60 che, nel corso di una lunga estate, ha navigato nel Mediterraneo alimentato a HVO. Le prove effettuate hanno permesso di registrare una riduzione delle emissioni di CO2 well-to-wake superiore all’80% rispetto a uno yacht di dimensioni comparabili alimentato a gasolio fossile.
Il Gruppo Azimut|Benetti insieme a Lloyd’s Register e SEA Index
Le azioni promosse da Azimut per guidare l’industria verso un approccio più consapevole e scientifico al tema sostenibilità ambientale trovano compimento nell’ultimo, ambizioso progetto annunciato in conferenza stampa. Dopo due decadi di ricerca per abbattere le emissioni di CO2, oggi il Cantiere riscontra una significativa crescita della rilevanza delle emissioni come fattore discriminante nell’acquisto di uno yacht. Uno scenario che mette in luce l’assenza di una comunicazione standardizzata e trasparente che supporti gli armatori nella raccolta, nella lettura e nella comparazione delle informazioni fornite dai diversi player del settore, uno strumento già largamente utilizzato nell’industria dell’automotive e nell’immobiliare. Da questa presa di coscienza nasce la collaborazione del Gruppo con il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association, che attraverso il SEA Index calcola le emissioni di CO2 degli yacht da 25 a oltre 100 metri.
Nel mese di settembre 2023, Azimut è diventata corporate member di SEA Index con l’obiettivo di supportare l’associazione nella definizione di un carbon emission index oggettivo e comparabile anche per gli yacht sotto i 24 metri, la categoria più diffusa nei nostri mari e nella quale si inseriscono alcuni dei modelli iconici del Cantiere, successo di pubblico e di mercato.
Azimut ha condotto insieme a Lloyd’s Register, uno dei principali enti di classificazione del settore marittimo, un piano di certificazione dei consumi – e quindi delle emissioni di CO2 – in condizioni standard. Lloyd’s, sulla base dei test effettuati con gli yacht Azimut e di un database integrato con le rilevazioni del Cantiere, ha sviluppato per la Superyacht Eco Association un indice di comparazione che esprime le emissioni di CO2 in rapporto al volume della barca e alla velocità di riferimento (g CO2/GT.NM), dati in possesso di tutti i cantieri navali e facilmente rilevabili nel corso di una prova mare, condizione imprescindibile perché l’indice diventi un punto di riferimento per produttori, tecnici e specialisti del settore.
L’incontro tra Azimut e SEA Index è nato da progetti complementari, ma soprattutto dalla condivisione di valori profondi e dal desiderio di compiere le azioni necessarie per stimolare un’evoluzione nell’approccio alla riduzione dell’impatto ambientale. Oggi, con l’estensione del SEA Index agli yacht sotto i 24m, la collaborazione ha raggiunto il punto più alto: «SEA Index è nato per mobilitare il settore a intraprendere interventi concreti per ridurre le emissioni di CO2. Grazie alla partnership con Azimut, SEA Index può certificare anche gli yacht sotto i 24m, con l’ambizione di raggiungere un tale numero di armatori da dare l’avvio a un movimento senza precedenti» afferma Natalie Quévert, General Secretary della Superyacht Eco Association.
«Meno di un anno fa ho annunciato la volontà del Gruppo di coinvolgere il mondo della nautica nello sviluppo di un indice oggettivo per comparare consumi ed emissioni. Oggi, grazie alla collaborazione con Lloyd’s e SEA Index, quello strumento esiste e sulle barche Azimut presenti a Cannes i dati, certificati da un ente terzo, sono esposti e condivisi con armatori e pubblico» conclude Marco Valle, Amministratore Delegato del Gruppo Azimut|Benetti.
Azimut pone così le basi per inaugurare una nuova, più consapevole fase nell’approccio dell’industria nautica alla riduzione dell’impatto ambientale. Un impegno cui faranno seguito azioni concrete: Azimut certificherà, progressivamente, tutte le nuove imbarcazioni con l’obiettivo di rendere consultabili i dati di consumi ed emissioni.
Tra i primi modelli coinvolti, i nuovi ambasciatori della green route del Cantiere: Seadeck 9 e Grande 30M. Seadeck 9 è stato annunciato come terzo modello di Seadeck, la prima Serie di motoryacht per la famiglia equipaggiata con sistemi ibridi e la più efficiente mai realizzata da Azimut, con una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 40%, tra navigazione e soste in rada, rispetto a una tradizionale barca flybridge di simili dimensioni. Grande 30M, svelato in anteprima durante la conferenza stampa di Cannes, segna invece una nuova tappa della collaborazione con ZF. Questo modello, infatti, sarà il primo equipaggiato con il nuovo POD 4900 sviluppato da Azimut in partnership con ZF.
* Ai sensi della Direttiva UE 2018/2001 “REDII”.